Affitti brevi e il codice unico europeo

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È stato recentemente annunciato l’introduzione del codice unico europeo per gli affitti brevi destinati al turismo. Mentre l’Italia sta procedendo con l’implementazione delle normative concordate verso la fine dello scorso anno, con alcuni ritardi, c’è stato un significativo progresso a livello comunitario.

Il 18 marzo, il Consiglio dell’Unione Europea ha dato il via libera al regolamento concernente la raccolta e la condivisione dei dati relativi ai servizi di locazione a breve termine. Questo rappresenta il passaggio finale, con il testo ora in attesa di essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Si prevede che diventerà pienamente operativo entro 24 mesi.

Il fulcro del nuovo regolamento è rappresentato dall’istituzione di una banca dati europea unificata per le locazioni brevi. Tale banca dati sarà in grado di raccogliere informazioni riguardanti un mercato che, nell’agosto dello scorso anno, ha registrato ben 124,7 milioni di pernottamenti prenotati tramite piattaforme online. L’obiettivo principale è migliorare la tracciabilità di tali servizi mediante l’implementazione di un processo di registrazione online armonizzato su scala europea.

Negli ultimi tempi, l’Italia ha dedicato sforzi considerevoli alla creazione di un codice unico nazionale, un progetto che richiede un’ampia cooperazione tra il Governo centrale e le Regioni. Parallelamente a questo impegno, sono state avviate discussioni intense per la realizzazione di una piattaforma in grado di facilitare il dialogo tra i vari software regionali attualmente in uso. Mentre alcune Regioni hanno già adottato un software unificato (noto come Ross1000), altre utilizzano piattaforme diverse, creando una situazione eterogenea. L’obiettivo di questa fase di lavoro è proprio quello di stabilire un canale di comunicazione efficace tra questi diversi sistemi, al fine di rendere operativa la piattaforma nazionale e garantire una gestione più efficiente e armonizzata dei dati a livello nazionale.

Tornando al regolamento, è previsto un dettagliato processo di registrazione che richiederà agli host di identificare accuratamente sé stessi e le loro proprietà. Questo processo includerà la comunicazione di informazioni quali l’indirizzo completo, il tipo di unità residenziale, la capacità di ospitare, nonché l’identificazione del locatore, che può essere una persona fisica o giuridica. Una volta completato questo procedimento, verrà rilasciato un numero di registrazione che dovrà essere inserito in un registro pubblico. Tale numero servirà da identificativo univoco dell’immobile, agevolando il suo affitto e semplificando i controlli da parte delle autorità competenti. In questa prospettiva, il regolamento dovrebbe permettere, una volta implementato pienamente, l’interconnessione con i dati trasmessi alle autorità fiscali grazie alla direttiva Dac7. Quest’ultima, infatti, consente di monitorare le informazioni riguardanti gli affitti pubblicati online tramite i principali portali di intermediazione. La congiunzione di tali disposizioni, sebbene aumenti significativamente gli oneri di conformità per i proprietari in tutta Europa, sarà in grado di ridurre in modo sostanziale il settore dell’economia sommersa.

Le piattaforme online svolgeranno un ruolo cruciale nell’ambito della trasmissione dei dati alle autorità competenti, poiché dovranno assicurare che i set di dati siano completi e accurati. Sarà essenziale che le loro interfacce siano progettate in modo tale da semplificare la presentazione di tutte le informazioni necessarie secondo le regole europee, già prima della pubblicazione dell’annuncio. Inoltre, sarà richiesto loro di condurre controlli a campione al fine di minimizzare gli errori e le incongruenze nei dati forniti dagli host. Di fatto, le piattaforme online saranno investite di una responsabilità diretta riguardo alla veridicità dei dati trasmessi.

Gli Stati membri avranno l’autorità per stabilire le sanzioni da applicare, con l’obiettivo di rafforzare l’efficacia e l’incisività della nuova normativa.